IL PROGETTO

Il Teatro come strumento della comunicazione e del cambiamento.

Il Progetto

Il teatro è il primo strumento inventato dall’uomo per rinegoziare collettivamente il proprio vissuto personale e sociale. Nei meravigliosi spazi dei teatri dell’antica Grecia è l’intera Polis, compresi anche i detenuti che avevano uno speciale permesso per assistere ai drammi personali e alle vicende sociali rappresentati dagli attori nei sublimi testi di Eschilo, Sofocle ed Euripide, a confrontarsi con i grandi temi etici che vengono dibattuti nella Cavea.

Il conflitto tra potere dell’amore e legge dello stato, come in Antigone, o il tema della colpa, come in Edipo Re, vengono visti e meditati dagli spettatori in uno spazio “sicuro”. Il dramma infatti avviene in un spazio altro, protetto. Uno spazio che, per convenzione, gode di una totale immunità: lo spazio della finzione.

E proprio lo spazio della finzione può essere utilizzato nel lavoro Arteterapeutico rendendo protagonista l’utente e stimolandolo a spostarsi dalla platea al palcoscenico, luogo dove è possibile “mettere in scena”, e quindi, implicitamente, riconoscere un valore alle proprie esperienze ed emozioni.

Nel gioco del teatro ogni sentimento o emozione, anche negativa o reputata inconfessabile, può essere espressa liberamente dietro la sicura protezione che “il personaggio” consente. “Non sono io ad invidiare ma Jago, non sono io ad essere detestabilmente geloso ma Otello” può ragionevolmente dirsi l’individuo che faccia l’esperienza del teatro concedendosi, finalmente, sul palcoscenico ciò che si preclude nella vita quotidiana.

Concedersi di esprimere emozioni e di rappresentare esperienze secondo le regole della finzione teatrale consente anche di osservarle “Sono così quando mi arrabbio” e di osservare il nostro comportamento “Faccio così quando ci sono conflitti”.

Nel momento in cui l’emozione o l’esperienza si reificano in scena divengono materiale che esiste, che è espresso e presente “qui ed ora” pronto per essere, come qualsiasi oggetto, conosciuto, modulato, rispettato nella sua unicità, affrontato forse in maniera inedita e creativa.

Modello Teorico 

Il teatro è, prima di tutto, comunicazione. Le abilità comunicative ed empatiche risultano fondamentali in molti contesti, in particolare in quelli affettivi, sociali e professionali. Nei primi decenni del secolo scorso ebbero un forte impulso le ricerche sulla comunicazione, coinvolgendo studiosi di varie provenienze: linguisti, psicologi, sociologi, economisti e matematici. L’atto comunicativo, negli studi di Shannon – Weaver, venne modellizzato come passaggio di contenuti da un’emittente ad un ricevente. In tempi più recenti diviene invece la scuola di Palo Alto, che considera la comunicazione come un fenomeno complesso e circolare e quindi non si esaurisce nel passaggio di informazioni e non prevede una registrazione meccanica di contenuti, ma mobilita risorse di natura, cognitiva, emotiva e sociale, il centro più significativo degli studi sulla comunicazione. 

Secondo l’autorevole gli autorevoli studi nell’ambito della pragmatica della comunicazione proprio dalla Scuola di Palo Alto (1967), la comunicazione costituisce non soltanto una condivisione, una partecipazione e un collegamento, come già rilevabili dall’etimologia della parola (comunicare = mettere in comune), ma implica una costruzione attiva della conoscenza, mediante inferenza, negoziazione e feedback.

Secondo questo modello di comunicazione circolare è impossibile isolare l’individuo dal contesto di relazioni in cui è inserito. Ciascuno vive infatti all’interno di reti di relazioni che lo influenzano e a sua volta influenza gli altri con cui entra in contatto. Ogni azione sollecita una reazione sugli interlocutori, per cui risulta riduttivo considera la comunicazione come un processo unidirezionale, ma occorre trattarla come un processo circolare, che parte da un individuo, giunge ad un altro e torna nuovamente all’individuo di partenza (feedback).

Il lavoro più significativo nello studio delle interazioni e delle modalità di comunicazione, scritta da Paul Watzlavick, Janet Beavin, Don Jackson e collaboratori, intitolata “Pragmatica della comunicazione umana” è stata pubblicata nel 1967. 

All’interno dell’opera sono posti gli assiomi della comunicazione, che sono “verità auto evidenti”, cioè principi che non richiedono ulteriori dimostrazioni in quanto sono essi stessi fondanti. Essi sono, cioè, i presupposti basilari, i fondamenti della comunicazione.

Primo Assioma: “È impossibile non comunicare”.

In base a questo assioma, anche quando non si utilizzano parole, attraverso il comportamento, si inviano comunicazioni agli altri, poiché il fatto stesso di non voler parlare, è un modo di rivelarsi, poiché rivela la volontà di non rivelarsi. Il primo assioma inizia a sottolineare dunque l’ampliamento dei canali di comunicazione utilizzabili per esprimere un messaggio, non riducibili quindi al solo canale verbale.

Secondo Assioma: “Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e un aspetto di relazione, in modo che il secondo classifica il primo ed è quindi “meta comunicazione”.

In base a questo assioma, il contenuto del messaggio non è sufficiente per la comprensione da parte dell’interlocutore. Affinché il messaggio risulti chiaro, deve essere accompagnato da una specifica intonazione, un’espressione del viso, che possa specificare l’intenzione di colui che parla. Il contenuto è l’informazione che si vuole trasmettere, mentre la modalità con cui lo si comunica è definita meta contenuto: letteralmente significa “che va oltre il contenuto”, include cioè l’insieme delle modalità con cui viene espresso e possono variare sensibilmente il significato del messaggio.

Terzo Assioma: “La natura della comunicazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione fra i comunicanti”.

In base a questo assioma, come nel linguaggio, senza l’interpunzione, risulta difficile strutturare e cogliere il significato del testo, allo stesso modo, una comunicazione chiara è una comunicazione con una punteggiatura condivisa dagli interlocutori, che individui con chiarezza l’inizio del discorso e distingua le cause dagli effetti. Senza una punteggiatura precisa, cioè senza un accordo tra i messaggi da considerare come premesse e le conseguenze, tra le cause e gli effetti, tra il prima e il dopo, la comunicazione è ambigua e conflittuale. 

Tuttavia, risulta molto difficile punteggiare le sequenze in modo unanime: questo problema si contestualizza all’interno della più ampia questione del “feedback” o “retroazione”, cioè dell’effetto che ha la risposta dell’interlocutore su colui che aveva posto la domanda e dell’utilizzo dell’informazione di ritorno. Tutte le comunicazione effettuate, poi ritornano al mittente che, dopo aver espresso un contenuto, esamina l’effetto prodotto e quindi regola in base a ciò le iniziative successive. Ciascuno influenza ed è a sua volta influenzato, per cui risulta difficile fissare delle punteggiature rigide.

Quarto Assioma: “Gli esseri umani comunicano sia con il modulo numerico sia con quello analogico”.

In base a questo assioma, il “modulo numerico” è il linguaggio verbale, invece il modulo “analogico” è il linguaggio non verbale. Ciascuno comunica ricorrendo in varia misura e in base alle circostanze a ciascuno dei due canali, quello linguistico e quello corporeo. Le emozioni si esprimono prevalentemente attraverso il canale non verbale. Tuttavia, occorre sottolineare come il linguaggio non verbale sia “privo di semantica”. Infatti, il linguaggio parlato e scritto segue una sintassi, regole grammaticali precise, ogni parola possiede un significato condiviso, invece il linguaggio del corpo è ambiguo ed equivoco, i gesti non sono riconducibili ad un unico significato e non sono facilmente decifrabili. Questa risulta inoltre una modalità espressiva meno controllabile.

Quinto Assioma: “Gli scambi comunicativi sono simmetrici o complementari, a seconda che siano basati sull’uguaglianza o sulla differenza”.

In base a questo assioma, gli interlocutori occupano un grado gerarchico diverso: le comunicazioni simmetriche avvengono tra persone di pari grado, come tra amici, compagni di classe, colleghi di lavoro, invece le comunicazioni asimmetriche avvengono tra individui che non si trovano sullo stesso piano per quanto riguarda il potere, l’autorità.